Progettazione percorsi museali interattivi
Il moca (acronimo di Museo Omegnese del Casalingo, volutamente minuscolo) rappresenta l’evoluzione digitale dello storico museo dedicato all’industria del casalingo che nel secolo scorso ha visto nascere qui importanti industrie quali Bialetti, Lagostina, Alessi, Girmi ed altre.
L’intervento di auroraMeccanica trasforma l’esposizione in un luogo dinamico dove storia, tecnologia e creatività si incontrano.
Il museo si articola su due livelli: il primo piano ospita l’Archivio Aperto, con oltre 3.000 oggetti iconici, prototipi e materiali pubblicitari esposti al pubblico, mentre il piano terra ospita la “Sala Digitale”, che offre uno spettacolo immersivo della durata di circa 35 minuti.
Grazie alla collaborazione con lo scrittore Matteo Severgnini, auroraMeccanica ha studiato la messa in scena dello spettacolo in uno spazio, concependo un formato inedito definito “pièce multimediale”.
Non si tratta di un allestimento tradizionale, ma di uno spettacolo narrativo di stampo teatrale che utilizza tecnologie immersive e interattive. L’obiettivo è abbattere il confine tra museo e spettacolo, rendendo i visitatori veri e propri attori e non sono semplici spettatori in platea.
Le persone fin dall’inizio dello spettacolo si trovano “al centro del palco”, liberi di muoversi nello spazio, seguono gli input e gli stimoli della voce narrante, immergendosi nelle storie degli uomini protagonisti delle storie narrate.
Protagoniste visive dell’intero spettacolo sono le ombre, un elemento stilistico distintivo, una sorta di marchio di fabbrica per auroraMeccanica.
I visual – sviluppati in collaborazione con Studio Grand Hotel – seguono rigorose logiche che i visitatori più attenti possono scoprire durante la narrazione. Le ombre, sia reali che digitali, sono utilizzate come escamotage per raffigurare persone ed eventi (come i manifestanti del ’68) senza ricorrere a ricostruzioni fotorealistiche, creando scenografie poetiche e atemporali.
Il risultato è un’esperienza che valorizza il patrimonio immateriale, il genius loci che va ben oltre la robustezza e l’alta qualità dell’oggettistica che veniva realizzata durante il secolo scorso.
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